Un nuovo tipo di giornalismo è possibile. www.ilsegnonews.it

venerdì 1 giugno 2012

Italiani brava gente. Auguri Italia


La parata si farà. Low cost ma si farà. La fumata bianca c'è stata e ha decretato l'irrinunciabilità dei festeggiamenti condiderati sacri. Si passerà il 2 giugno con i carrarmati, non con i terremotati.  Si sfilerà, non si spalerà. Ma il tutto, come detto, con estrema sobrietà. Secondo i dati della Difesa il costo complessivo della parata si dovrebbe aggirare sui 3 milioni di euro. Bazzecole. Cifra irrisoria in tempi di recessione economica. E i terremotati ringraziano. Ma lo scandalo non è dettato solo dal risvolto economico. Non si parla di sospendere una tradizionale parata esclusivamente per i suoi esorbitanti costi. Seppur questi siano meno elevati rispetto allo scorso anno. Si parla di trasferire il senso di repubblica, di solidarietà e di unione nazionale abbracciando coloro che sono stati sconvolti dal recente terremoto. Un abbraccio che non sia virtuale. Un abbraccio fisico, stringendosi vicino e presenziando in Emilia. Perché in fondo è proprio questo lo spirito che dovrebbe contrassegnare la tradizionale festa del due giugno. Non un passerella, un palco, un'esibizione. Piuttosto un gesto semplice, puro, naturale. Ma di grande pregnanza simbolica. Un'occasione persa. Per sentirsi tutti un po' più italiani. Perché in fondo noi italiani siamo così: un popolo che non ha una vera e propria coscienza nazionale ma che sa stringersi intorno nei momenti di difficoltà. Dalla merda nascono i fiori diceva de Andrè. Forse un'espressione troppo forte, non completamente aderente alla realtà dei fatti che ci contraddistingue. Ma che rende a perfezione l'idea di un'altra Italia possibile e in parte già esistente. Un paese laborioso e solidale. Un Italia dove, nei momenti di maggiore sofferenza e criticità, non si guarda esclusivamente al proprio orticello ma si aiuta anche il proprio vicino. Un'altra Italia in cui si esce dal proprio guscio e ci si mette in gioco, a disposizione degli altri. E per una volta senza interessi, senza doppi fini. Perché la Repubblica è fatta di uomini. Perché la Repubblica siamo noi. Napolitano ha ragione: occorre dare un segno di vitalità, di unità, di serenità e fiducia. Il messaggio è giusto. E l'applicazione concreta del concetto, il “come”, a vacillare. Ma, forse, non è neanche giusto dire che esistono “diverse Italia”. L'Italia è una sola, con le sue paure, con le sue contraddizioni ma anche con la sua voglia di rinascita, di vedere in fondo al tunnel nuovamente la luce. E poi è la festa prima della nazione, poi dello Stato. E' la festa di tutti noi che, se ci pensiamo bene, siamo, almeno un pizzico, orgogliosi di essere italiani. Nonostante tutto, nonostante tutti. Viva l'Italia.

Nessun commento:

Posta un commento