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venerdì 29 giugno 2012

Italia-Germania, il giorno dopo: "Ciao ciao culona" e "Vaffanmerkel"


Italia-Germania: il giorno dopo. La politica si mescola con il calcio. Il calcio si mescola con l'economia. Il giornalismo si mescola con l'ironia o con il cattivo gusto? Ecco come questa mattina Il Giornale e Libero titolavano l'uscita dagli Europei di calcio della Germania. "Ciao ciao culona" con chiari riferimenti alle intecettazioni in cui Berlusconi dava della "culona inchiavabile" alla Cancelliera e "Vaffanmerkel". Titoli spiritosi o mano troppo pesante? La verità, si dice, sta nel mezzo ma questa volta alcuni quotidiani nostrani sembrano davvero aver esagerato. Al pari dei tabloid tedeschi che puntualmente prima della partita definivano il popolo italico: "furioso, mandrillo ed effemminato". Una battaglia che sembra scadere nel trash, nella gutter press, la cosiddetta "stampa spazzatura". Offese contro luoghi comuni. Esagerazioni contro pregiudizi. Chiaro: non si può giudicare un articolo esclusivamente dal titolo ma la forma e le titolazioni costituiscono il biglietto da visita dell'articolo. Si parla sempre di titoli, non di vignette dove è concesso andare un pochino oltre. Dove i confini con l'ironia e la provocazione sono più labili, meno precisi. Ma si può anche provocare senza offendere. Titoli così gridati da una parte concorreranno ad attirare l'attenzione dell'opinione pubblica ma dall'altra fanno presagire a un contenuto di basso profilo. Intrigante e più consono sembra, invece, il titolo de Il Fatto quotidiano: "Italia 2 - Germania 1, Monti - Merkel zero a zero".

L'occhio vuole la sua parte. Ma certe volte essere bendati non è poi così male.



5 commenti:

  1. Terrei a precisare che Il Giornale è uno dei quotidiani più venduti in Italia. Quindi, a prescindere da cosa abbia scritto la stampa tedesca sullo stereotipo italiano (guai a chiamarci effemminati!, noi siamo e saremo sempre il latin lover per eccellenza), non è accettabile che due quotidiani di questa caratura pubblichino dei titoli di questo tipo. E' deplorevole, e ogni italiano deve sentirsi umiliato nel vedere pubblicare certe cose.

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  2. Beh d'altronde uno dei pregiudizi sugli italiani è quello che li addita come pasticcioni. Queste "crasi" giornalistiche ne sono una buona conferma.

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  3. Fortunatamente non siamo i soli a pensarla così. Ecco un estratto preso da un articolo di Giorgio Simonelli appparso sul Fatto Quotidiano il 30 giugno:

    La Merkel e le tristi rivalse dei giornali
    di Giorgio Simonelli | Il Fatto, 30 giugno 2012

    Dunque l'Italia, intesa come squadra di calcio, mercoledì sera è stata davvero grande. Raramente si è vista una prestazione tanto felice: non solo una precisione tattica, una brillantezza fisica, una superiorità tecnica così evidenti da legittimare un risultato ben più ampio (un 3 a 0 ci stava tutto), ma anche un atteggiamento in campo e fuori assolutamente encomiabile: non un'entrata cattiva, non uno scatto di nervi, il massimo rispetto dell'avversario. Bravi tutti e menzione particolare per Prandelli che, da maestro di calcio quale sempre ha mostrato di essere, ha insegnato a tutti come si gioca e come ci si comporta. Bellissima serata davvero.
    Ma come sempre le cose belle durano poco, non l'espace d'un matin, come dice il poeta, ma quello di una sera. Finita la partita, infatti, ci hanno pensato altri a distruggere tutto quanto di buono calciatori e allenatore avevano costruito, dando il via all'assurdo teatrino di una vittoria sportiva che diventa politica e facendo quello che gli atleti in campo non avevano neppure lontanamente pensato: sbeffeggiare l'avversario. Ha cominciato Petrucci, il presidente del Coni, a evocare senza alcuna ragione lo spread; poi è arrivato, a chiarire meglio che strada si stava imboccando, il promo del programma di Vespa.
    Ma a fare la parte del leone, il mattino dopo, ci hanno pensato i giornali fiancheggiatori del centrodestra berlusconiano, i soliti geniali titolisti del Tempo, di Libero, fino all'inarrivabile Giornale con il suo elegantissimo saluto alla Merkel: «ciao ciao culona». Che tristezza! Davanti a queste parole mi sono tornate alla mente certe situazioni degli anni Cinquanta e Sessanta, quando l'Italia ancora arrancava tra varie difficoltà e arretratezze e una vittoria del Napoli di Achille Lauro sul Milan era salutata coma una rivincita della gente del sud povero e sfruttato sul nord sviluppato e sfruttatore e una trasferta vittoriosa della nazionale in Svizzera era vissuta come un riscatto delle sofferenze dei nostri emigranti.
    Ecco, grazie a queste acutissime letture e ai loro autori siamo tornati lì, a quei tempi, a quelle rivalse, a certe espressioni con cui certuni si vantano di interpretare il sentimento popolare e che invece sono solo plebee, di un popolo "straccione", di "un volgo disperso che nome non ha" e che piace solo ai populisti. Dicono alcuni che dobbiamo pretendere dall'Europa e in particolare dalla Germania di non essere guardati dall'alto in basso. Ma forse dovremmo prima chiedere a qualcuno a casa nostra di non farci scendere così in basso.

    Cosa ne pensate?

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  4. Penso che sia un' ottima disamina dell'indegno titolare dei giornali. Poi quel "Ciao ciao culona" è realmente drammatico. D'altronde vogliono spianare la strada al grande ritorno del Gran Farabutt, che magari anche solo come tentativo ci sarà, eccome se ci sarà, bisogna solo trovare il momento giusto, come si fa per il posizionamento dei programmi in tv o quello degli spot pubblicitari.
    E quindi bisogna iniziare a ritrovare un po' di linguaggio ostile e scurrile, meglio se direttamente preso dal Nuovo Vocabolario Berlusconiano, prima della grande pesca bisogna pasturare un po' questo popolo populista di invertebrati che a tutto abboccano ma da soli non sanno nuotare. Cribbio!

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  5. Per restare in tema di titoli improbabili e discutibili vi riporto il titolo in prima pagina del quotidiano "La Padania" uscito il 27/06/2012.

    "Europei: un negro e un terrone portano l'Italia in finale.
    Nella nazionale padana non avrebbero mai giocato una sola partita"

    Non so voi, ma io non mi abituerò mai ai titoli del quotidiano leghista, certo frutto di una precisa linea editoriale, ma comunque di cattivo gusto. E, ahimè, quello che mi preoccupa è l'effetto che possono avere sui lettori!

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