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venerdì 4 maggio 2012

Storia di un bambino trasformato in mostro

Marco ha compiuto otto anni da poco più di un mese. I suoi ricordi sono confusi, annebbiati, incerti. Marco è tornato a casa dopo aver passato il pomeriggio al campetto con gli amici. Si lava, legge Topolino e si prepara per la cena. Era l'estate del 1991. Il papà di Marco accende la televisione, non ha voglia di parlare quella sera, è troppo stanco. Mette il telegiornale. Marco non ricorda su quale canale fosse, non ha molta importanza. C'è una notizia che sovrasta tutte le altre: lo sbarco della nave Vlora, con a bordo 12 mila profughi albanesi. Marco osserva la scatola mentre gli vengono bombardati in testa quelle immagini. L'imbarcazione è completamente ricoperta di persone. Marco viene investito da video, commenti, dichiarazioni. Marco vede personaggi politici piangere. Marco sente per la prima volta un'espressione che lo terrorizzerà per il resto della vita: "esodo biblico".
Gli anni passano, ma le televisioni continuano a trasmettere la stessa immagine. Certo, le navi sono più piccole, le chiamano "barconi" ora. Marco percepisce una cosa: più gli immigrati aumentano più aumentano i reati. Ci deve essere una connessione. Marco comincia ad avere paura degli albanesi. Ne trova uno per strada un giorno. Non è sicuro che sia albanese, ma sarà sicuramente uno slavo. Che differenza c'è? Non ci pensa due volte e cambia marciapiede.
Marco cresce e con lui l'intolleranza per gli immigrati clandestini, così come vengono chiamati dai media. Prima giocava a calcio coi suoi amici, ora passa il tempo a insultare un gruppo di marocchini dall'altra parte del parco. E già. Infatti le televisioni hanno smesso di parlare degli albanesi e si dedicano ad altre nazionalità. Marco è consapevole che gli stanno sulle palle tutti coloro che salgono su quei barconi per venire in Italia. Punto e basta.
Marco è grande ora e si dedica alla politica. Prima viene attratto dal fascismo poi, dato che comprende l'impossibilità di votare un partito morto sessant'anni prima, si avvicina a un partito che fonda la sua campagna politica sulla lotta all'immigrazione, la Lega Nord. Non importa che suo padre sia calabrese. Non importa che abbia una bandiera dell'Italia attaccata sopra il suo letto. Non importa che non sappia minimamente cosa sia il federalismo o la secessione. I manifesti elettorali con l'indiano sono abbastanza soddisfacenti per lui.
I ricordi continuano ad accavallarsi l'uno sopra l'altro. Marco si ricorda dell'11 settembre. Il pericolo, quello stesso pericolo che aveva percepito per tutti questi anni, si è fatto reale. Dei terroristi islamici hanno dirottato due o tre aerei e si sono schiantati sulle Twin Towers, facendo una strage. Da quel momento si aggiunge l'ennesimo rischio per la società occidentale, quello religioso. Il fondamentalismo, di cui Marco non aveva mai sentito parlare, si fa largo nella sua mente e scava dei tunnel che lo segneranno per il resto della sua vita. Approva le invasioni di quelle terre ostili. Guarda con stupore misto gioia le luci provocate dalle bombe sganciate su Baghdad. Ma non c'entra niente l'Iraq con le torri! Sono sempre musulmani, prevenire è meglio che curare, pensa Marco.
Gli anni continuano a passare e il pericolo continua a mutare. I vecchi "nemici" vengono sostituiti o affiancati da altri, questa volta provenienti da ogni angolo del mondo. Est Europa, Sud America, Medio Oriente, Maghreb, Asia e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare dei Rom! Marco è schifato, non ne può più. Marco frequenta l'università e ritiene che la vera colpa sia della globalizzazione. Marco è razzista, ma di quelli che disprezzano da dentro. Non è violento. Lo è nella sua testa, ma non attaccherebbe mai uno straniero. Almeno non da solo.
Marco torna a casa una sera e accende la televisione. Si parla solo della "primavera araba" e delle inevitabili conseguenze. Sente per l'ennesima volta quella parola che ha segnato tutta la sua vita, "esodo biblico". Non ne può più. Si connette a internet ed entra in Facebook. Vomita il suo disprezzo sul web e si augura che quei maledetti barconi affondino. Marco esce a farsi una birra con gli amici quella sera. È stanco e confuso, troppe immagini hanno affollato la sua mente, troppe navi hanno solcato il mare italiano, troppe persone indesiderate sono arrivate nel suo paese. Marco non vede più individui, vede solo una massa indistinta. Uno vale l'altro. Mentre si fuma una sigaretta ne vede uno. La sua mente è vuota, il suo cuore no. Marco tira fuori il coltello. Marco odia, ora.

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