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mercoledì 2 maggio 2012

Il divario digitale: tecnologia e...acciughe

La tecnologia non è come le acciughe, che alcuni possono amare e altri odiare, nè come il diritto all'aborto, che vede favorevoli e contrari. Piuttosto, è una caratteristica indelebile del nostro ambiente culturale - qualcosa di complesso che dobbiamo sforzarci di capire in tutte le sue sfumature di grigio. Così Andrew Shapiro, assistente segretario di Stato americano per gli Affari si era espresso sulla complessità delle innovazioni tecnologiche (TIC). La diffusione localizzata di queste sta velocemente amplificando lo squilibrio esistente tra Paesi sviluppati e Paesi poveri. Ecco apparire di fronte a noi il fenomeno del divario digitale. Perché questa diversità esistente tra chi ha reale accesso alle tecnologie e chi ne è escluso è così importante? Kofi Annan già nel 1999, agli albori del digital divide, aveva intuito la reale portata del fenomeno: a questa gente mancano molte cose: cibo, lavoro, abitazione, assistenza medica e acqua potabile. Oggi essere tagliati fuori dai mezzi di telecomunicazione di base è una difficoltà grave quasi quanto le altre privazioni. Le sue esternazioni avevano fatto scalpore. Ma come si fa - ci si era chiesti - a comparare la fame del mondo e la mancanza di adeguate strutture sanitarie alla carenza di accesso alla tecnologia e all'informazione? Tutto ciò pareva fuori luogo. Kofi Annan? Un pazzo. Ma ora, a oltre dieci anni di distanza, si capisce che il fenomeno del digital divide, con tutta la sua complessità, può portare alla riduzione del reale squilibrio socio-economico tra i Paesi del Nord e del Sud del mondo. Ma quali sono i reali vantaggi? L'investimento in nuove tecnologie potrebbe ridurre l'analfabetismo, aumentare l'istruzione, migliorare le strutture sanitarie e offrire strumenti concreti di sviluppo. Certo la riduzione della difformità esistente non è la soluzione di tutti i mali. Magari fosse una panacea. Tutti saremmo pronti ad invocarla come manna dal cielo. Ma occorre considerare un nuovo aspetto. Occorre girare interno al fenomeno del divario digitale cercando di coglierne le mille sfacettature. La sua riduzione è altresì sinonimo di democrazia digitale. Tutti dovrebbero avere la possibilità di accedere liberamente alla società dell'informazione. Senza restrizioni, senza limitazioni, senza censure. Anche così si può progredire. La strada che porta al progresso passa anche per il diritto ad informarsi. Certo non ci si nutre di informazione. Ma di libertà, in qualche modo, ci si può dissetare. Anche con un certo gusto.







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